Due parole con il Trio Eslem
Il Trio Eslem è una band strumentale che spazia fra il jazz, il blues, il metal e la fusion. Efrem Scacco (chitarra), Paolo Jus (basso) e Marco d’Orlando (batteria) sono tecnicamente preparatissimi, con una visione specifica e molto personale della musica che varia per ciascuno. Proprio questa consapevolezza nel percepire la musica fa si che fra loro l’esecuzione funzioni senza bisogno di dirsi troppe cose.
Questa collaborazione ha già dato il primo frutto: l’album Tabula Rasa è disponibile da giugno 2018 e un secondo album, con pezzi provenienti da tutti e tre, è in lavorazione. Tabula Rasa è stato fortemente voluto da Efrem e ogni brano di questo disco proviene da lui, rappresenta un frammento della sua personalità, anche di quegli atteggiamenti che ad uno spettatore distratto sembrano essergli estranei. Per concepirlo non ha scelto un genere particolare, ma vi si trovano “ispirazioni tratte da un calderone di tante cose ascoltate”, questa scelta audace a inSoffitta la motiva così: “Mi sento di fare quello che voglio, mescolando tante cose isolate, a seconda del mood”.
“L’elaborazione” ci racconta “nasce in modo particolare, c’è molta scrittura di getto che poi viene corretta”, ciascuno dei membri del Trio quando propone agli altri un pezzo, lo porta già definito, segue quindi una discussione in sala prove, “questo è un approccio molto più istintuale: il lavoro insieme avviene alla luce di ciò che è già scritto”.
Da Tabula Rasa proviene il pezzo che portano in Soffitta: “Freme” (anagramma di Efrem), un brano “inquieto, agitato, impaziente, molto tirato, acido, non docile”, che rispecchia un frammento della personalità di Efrem e dei suoi stati d’animo.
Ma cosa spinge il Trio Eslem a fare musica? Le risposte sono fra le più varie, c’è chi come Efrem lo descrive come “una cosa che per me, da quando ho iniziato non ho mai mollato, non è mai passato un giorno senza che pensassi alla musica in qualche sua forma, aiuta a sfogarsi, divertirsi, è polifunzionale, da un senso.”.
Marco invece sente la necessità di immergersi nella musica ogni giorno almeno un attimo, “ma se devo essere onesto, la cosa migliore della musica sono le catene di relazioni che si creano con le persone, anche per questo è essenziale trovarsi bene con chi si suona”.
Infine la visione di Paolo “mi piace tanto scrivere, la musica è il mio centro, mi fa stare bene, perché riesce comunque a ritornarti qualcosa anche quando concretamente non ti ritorna nulla”.
Le loro esibizioni si focalizzano sull’aspetto musicale in senso stretto, il fine è la musica in sé, attraverso la sperimentazione di nuove idee, anche solo per gioco. Non sentono un particolare interesse per l’aspetto social o per l’apparenza, fondamentale invece per altri modi di far musica e spettacolo.
Per quanto riguarda la direzione che vuole intraprendere il Trio, non ci sono idee particolari, già l’idea di produrre un nuovo album è un obiettivo, altro obiettivo è quello di portare la loro musica in giro. Quest’ultimo approccio prevale sul primo: “Secondo noi nella musica viene prima il contatto con la gente che ascolta, la scelta del disco e della registrazione viene dopo e va sempre valutata attentamente” (…) “Il pubblico è vita. Suoniamo perché c’è il live, il pubblico fa sempre piacere e difficilmente influisce negativamente sull’esibizione. Se in una serata si macina in perfetta sintonia la gente lo sente, se invece stai dando tutto ma la gente non risponde allora qualche domanda te la devi fare”.
Volendo dare qualche consiglio ai giovani musicisti, il Trio sottolinea l’importanza del conservatorio: “fornisce gli strumenti che servono a scrivere e a migliorare l’orecchio. Aiuta a espandere il vocabolario della musica dandoti i mezzi artigianali per fare. Il conservatorio è un mezzo che puoi utilizzare per avere le idee più chiare su determinate cose, ma nulla impedisce di studiare da soli, senza essere vincolati dal dilemma di studiare o fare arte, ad esempio si può agire d’istinto e contemporaneamente studiare armonia, perché il fatto di aver appreso determinate cose ti rende molto più veloce nel capirle. Non avere conoscenza di musica ti rallenta tanto, o meglio ti costringe a provare infinite volte, anche se questo, in alcuni casi, permette di scoprire cose nuove”.
Per la cronaca: il Trio Eslem è il secondo video 360° di un brano totalmente strumentale che pubblichiamo con inSoffitta. Il primo è stato quello di Enrico Maria Milanesi che ha suonato “con se stesso” un po’ di musica folk irlandese!