Due parole con gli Eradius
Eradius è un duo italo-britannico nato a Verona. È composto da: Richard, bassista e cantante nato e cresciuto in Inghileterra, ed Edoardo alla batteria. Il progetto raggiunge la formazione attuale nel 2016, anche se l’incontro fra i due avviene nel 2010. I due suonano anche nel gruppo parallelo dei Triple Rock dal 2014 e con i ricavati finanziano questo progetto. Le ispirazioni principali sono i Rage Against The Machine, i Tool, i Muse e i Royal Blood.
Il loro primo album esce nel 2018 e, come ci raccontano in Soffitta: “Si tratta sostanzialmente di una bozza. Nasce dal semplice desiderio di suonare, è quasi uno sfogo personale”. Nello stesso anno avviene l’incontro con il loro produttore, e fra loro si instaura subito un’ottima alchimia: “È stata la prima persona a dirci le cose in faccia. All’epoca uscivamo da un periodo fitto di contest ma non riuscivamo a trovare nessuno che ci desse un parere onesto“. Raccontano come per loro la presenza di un produttore sia molto importante, è lui quello che fa alzare l’asticella della qualità della band, perché è l’ascoltatore esterno, un terzo orecchio, che va a giudicare se effettivamente il pezzo è buono. Addirittura nel nuovo album in produzione hanno elaborato degli scheletri di bozza, per lasciare al produttore uno spazio per metterci “il suo zampino”.
“Inutile suonare compiacendoti, ma devi compiacere chi ti ascolta”
Ad oggi gli Eradius si dedicano soprattutto al Live e hanno deciso di non partecipare più ai contest. A loro avviso questi sono riservati agli emergenti, e continuare a presentarsi rischia di togliere spazio e visibilità importanti per chi in questo mondo inizia a muovere i primi passi. Gli Eradius non rientrano in un genere etichettato, seppur per semplicità si definiscano nello stoner rock, e questa cosa ha creato loro non pochi problemi nel trovare date e luoghi dove suonare. Per questo motivo hanno deciso di affidarsi a dei booker per l’organizzazione degli eventi. Hanno portato la loro musica in Europa con due tour, in particolare come gruppo spalla, e in questa occasione hanno avuto i primi contatti con il mondo dei booker. Ma col tempo si sono accorti che, benchè facciano un buon lavoro in termini di trovar date, non altrettanto può dirsi per quanto riguarda la promozione dell’evento. “Si rischia di trovarsi con una data fissata ma il locale deserto. Il limite del booker è che puntando molto sulla quantità, non mantengono aggiornati i loro clienti oltre la soglia del minimo. Per cui si rischia di avere solo un’informazione molto relativa sui propri eventi. La morale è che nessuno sa fare meglio un lavoro che ti riguarda meglio di te stesso“.
Per quanto riguarda l’investire economicamente in un progetto di questo tipo, hanno le idee chiare: “L’importante è investire, di qualunque cifra si tratti, prima di tutto in qualcosa che garantisca la qualità eccelsa della musica, quindi sale prove (meglio se propria). Bisogna ragionare nell’ottica che la band diventa un’azienda. E soprattutto, più che l’investire denaro, conta investire il tempo. Per realizzare qualcosa di buono serve molto tempo da dedicare alla pratica. Non si può pensare di sopperire alla mancanza di aver dedicato il tempo che serve solo perché si sono spesi molti soldi in studi, video o altro, questo non garantisce un buon prodotto”. Inoltre, raccomandano, prima ancora di questi ragionamenti, è importante capire se tutti i componenti della band stanno andando nella stessa direzione, perché occorrono sacrifici da parte di tutti. Nonostante in questo momento siano molto impegnati nell’attività di studio, ci tengono a precisare che per loro l’attività live conta infinitamente di più. Addirittura arrivano a dire che, potendo, pagherebbero per stare in tour tutto l’anno, viaggiare e poter far musica: questo è il grande sogno verso il quale navigano gli Eradius. L’obiettivo è quello di suonare. E lo studio a loro sembra sempre più un banco di prova, dove ci si può rendere conto dell’effettiva qualità di ciò che si è prodotto. Per quanto concerne i testi, anche qui le idee sono molto chiare: l’inglese è stato infatti scelto, oltre che per la vicinanza di Richard con l’ambiente anglosassone, anche perché si tratta della lingua che il mondo ha scelto come internazionale, come codice comune. Inoltre l’idea di fondo era “scegliamo di cantare in inglese perché non vogliamo restare in Italia”.
E le tematiche? Di cosa cantano gli Eradius? Nel primo album veniva anzitutto la protesta. “La volontà di essere liberi di fare tutto ciò che si vuole e di mettere sul piatto tutto lo schifo che vediamo, di qualunque ambito e qualunque argomento”. Questo concetto è comunque rappresentato nei testi in maniera celata, chi ha pazienza di approfondire lo può trovare tra le righe. Il secondo album è volto ad esplorare i sentimenti del profondo, complice anche un periodo buio: il testo di Handgun, che portano in Soffitta, parla ad esempio di “Una persona affetta dalla depressione che elabora una sua visione distorta del mondo ed esce fuori da sè stesso per capire come poter stare bene, prendendo coscienza che non è il mondo ad essere contro di lui”. Questo secondo lavoro è molto più diretto, caratterizzato da frasi semplici e si rivolge principalmente a chi può trovarsi a vivere le stesse situazioni. Ciò che conta maggiormente nel loro modo di scrivere è lanciare un messaggio chiaro, che la gente possa capire. Poi la semplicità nel raccontarlo e suonarlo. In questo si trova la chiave di tutto.
Ora gli Eradius stanno lavorando verso il grande obiettivo di rilasciare un singolo, con video annesso, ogni due mesi. “Da qui alla fine dei tempi, perché non si possono più usare le meccaniche degli anni ’80, già solo la parola album è anacronistica”.
Curiosità: il nome Eradius è un rebus, lasciamo ai lettori il piacere di risolverlo!
Foto degli Eradius Foto di Giuliana Brigante
Handgun
Nobody is pointing the gun
If you feel it pushing
The hand that holds is yours
You can decide, you can decide
Do you really wanna?
Do you really wanna?
Do you really wanna,
take away the life you’ve never had.
Do you really wanna?
Do you really wanna?
Do you really wanna,
take away the life you’ve never had.
Look at the clouds in the sky
Can you feel them breathing?
Not in a rush this time
So take your time, wasting time
Do you really wanna? (hey)
Do you really wanna? (hey)
Do you really wanna,
take away the life you’ve never had.
Do you really wanna? (hey)
Do you really wanna? (hey)
Do you really wanna,
take away the life you’ve never had.
It’s all in your head
It’s all in your head
Do you really wanna?
Do you really wanna?
Do you really wanna,
take away the life you’ve never had.
Do you really wanna?
Do you really wanna?
I’m talking to you –
take away the life you’ve never.