Due parole con Marco Vendrame
Marco Vendrame è un chitarrista e cantautore, la sua carriera musicale inizia a Pordenone, in seguito approfondisce lo studio della musica presso la l’Accademia Lizard specializzandosi in musica moderna.
Alla fine di questo percorso di perfezionamento inizia a lavorare a tempo pieno come musicista, destreggiandosi fra cover band e insegnamento. A questo periodo risale il suo primo lavoro da solista: l’EP For My Light (interamente registrato e prodotto in Italia) vede la luce nell’inverno del 2014.
Poi la svolta che cambia la vita: parte per gli Stati Uniti e si stabilisce in Minnesota, riparte da zero. Trovato lavoro in una scuola di musica ancor prima di partire, riesce a ritagliarsi il suo spazio grazie alla voglia di fare. Ora ha il suo studio di registrazione-ufficio direttamente a casa: “Ad oggi ormai si fa tutto in remoto, con un’incredibile immediatezza”.
Il suo ultimo lavoro è il singolo Like Paper Planes, che porta a inSoffitta in anteprima, accompagnato dalle note del violoncello di Enrica Maria Luzzi.
Marco racconta come negli USA la musica sia vista come un lavoro, forse addirittura troppo, invece in Italia la situazione sia opposta: “In Italia il ruolo centrale ce l’ha l’ispirazione artistica, è nobilissimo, ma con la nobiltà non vivi. Questo approccio eccessivamente istintuale inoltre non ti forma professionalmente perché là [in America] è un lavoro costante sulla quantità, devi scriverne cento prima di averne una, in Italia invece si cerca di fare la cosa il meglio possibile al primo colpo. Si tratta di due mondi incomparabili. A volte in Italia non ci si considera nemmeno musicista, ci si considera artista, ma cosa vuol dire?! Il modo di vedere americano è A o B, o lo fai bene o lo fai male, non ci sono sfumature. Noi invece andiamo in cerca subito della perfezione. Devi passare per molti step di imperfezione per pensare anche solo di essere pronto”.
A InSoffitta racconta come la sua necessità di scrivere i brani in inglese nasca dalla grande passione per la musica anglofona, dalle influenze dei Dire Straits a quelle di Bob Dylan ed Eric Clapton, tuttavia recentemente ha iniziato a pensare di scrivere in italiano in un prossimo futuro, che “ha una infinità di bellezza in più”. “Se penso di scrivere in italiano penso soprattutto a Gaber, poi a Battisti, al primo Ligabue e ai primi Litfiba, così come a Zucchero”. Secondo Marco Vendrame le cose ascoltate in gioventù formano la persona, e per quanto il percorso di crescita musicale passi poi per un’infinità di altri artisti, alla fine si ritorna sempre, in qualche modo, “alla casa-base”.
Tra i consigli diretti ai giovani che vogliono fare della musica la loro strada, sicuramente l’esperienza di andare all’estero, ma soprattutto l’impegno a non risparmiarsi un attimo, a dare tutto ciò che si ha, e “una volta arrivati al limite aggiungere il doppio della fatica, solo allora forse ci si starà impegnando. Bisogna però anche essere felici, capendo quale sia l’obiettivo a lungo termine, mantenendo sempre così una linea guida: devi essere contento di suonare davanti a diecimila persone come a dieci, perché se ti sei impegnato quello che fai ha valore in ogni caso“.
Per quanto riguarda la progettazione un grande ruolo ricopre l’istinto, un forte sentimento che deve venir fuori, senza dimenticare tuttavia che l’atto del comporre è qualcosa che può essere allenato, sino a diventare un’abilità esercitabile a comando. Tuttavia Marco non sente eccessivamente questo bisogno commerciale di scrivere in funzione degli altri, è possibile sì abituarsi a scrivere a comando su ciò che vende, ma sicuramente per lui maggior interesse c’è nello scrivere per sé stessi, e solo dopo pensare agli interessi del pubblico.
in Soffitta racconta il suo interesse per tutto ciò che ruota attorno alla musica e alla grande utilità dei media in quest’ambito al giorno d’oggi. Dalle foto alle grafiche tutto è interessante, le ritiene un’altra forma d’arte, anche se non è particolarmente entusiasta del doversi sempre esporre, ad esempio quando gli viene chiesto il perché di ciò che ha scritto: “Non mi piace spiegare il senso, mettici un po’ del tuo ascoltandolo!”
E quindi, senza ulteriori indugi, ascoltiamo insieme Like Paper Planes.
Foto degli Marco Vendrame Foto di Giuliana Brigante
Like Paper Planes
All your life you try to find
that pot of honey to buy whatever you like
but it’s all just smoke and mirrors
head stuck in traffic, a man full of fears
A lot of roads has passed by
you have choices at every stop light
some are green and some just fade from view
like paper planes we should’ve flew
In another like you’re waiting
to take a chance and leave what it’s safe
and when the white lines all are fading
don’t check your rearview it’s time to be brave
A lot of roads has passed by
you have choices at every stop light
some are green and some just fade from view
like paper planes we should’ve flew
I watch you play in the sandbox
the sun is setting in the backdrop
and I’m still trying to find my own way
chasing moments even though they slip away
A lot of roads has passed by
you have choices at every stop light
some are green and some just fade from view
like paper planes we should’ve flew
A lot of roads will pass by
I won’t be there at every stop light
all are green and when I fade from view
you’re my paper plane I hope you know